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Alla grande aloe che troneggia nel giardino di Villa Romana non sarà di certo sfuggito il nostro imbarazzo iniziale. Per la prima volta eravamo ospiti e non spettatori.
Insieme a noi, davanti alla “platea”, piccoli libri ingialliti dal tempo e dal contenuto prezioso: storie d’insetti scritte da Marcel Roland, naturalista francese di inizio Novecento.

Non possiamo certo definirci entomologi, né divulgatori scientifici. Eppure, nelle lunghe settimane di lockdown trascorse lontano dalla città, circondati da montagne d’argilla, i racconti di Marcel hanno comportato per noi un cambiamento di paradigma. Non che prima odiassimo gli insetti, né, in verità, abbiamo superato tutte le paure verso alcuni di loro; un incontro notturno con uno scarafaggio rimane spiacevole tuttora, ma non possiamo negare una curiosità nuova e uno slancio a comprenderne le fatiche e le trame.

Ogni argomento scientifico ha una carica umanistica. Marcel illustra le biologie dei piccoli animali con una prosa a tratti poetica, e i suoi libri contengono un invito ad allargare il proprio sguardo, nobilitando ciò che è più vicino a noi. “Chi guarda le formiche? Chi perde il suo tempo ad osservare il ragno geniale? Pochi maniaci, un pugno di sognatori. Il resto preferisce ipnotizzarsi sulla politica, sul prezzo del burro, sul più recente delitto. Abbiamo perduto il senso dell’universale, il paradiso terrestre è troppo lontano.” Scriveva Marcel. A Scuola Popolare abbiamo voluto condividere lo stesso invito e lo stesso sguardo.

L’animale che ha introdotto il nostro talk, non a caso, è stata la chiocciola: durante l’inverno riduce le sue funzioni vitali al minimo e crea una barriera al cui interno si ritira, in attesa dei primi caldi, ovvero di tempi migliori. Le nostre comunità si sono rinchiuse in loro stesse per un tempo che è sembrato infinito. Ma non si può stare chiusi in eterno: alla chiocciola basta poco per risvegliarsi e tornare a vivere, talvolta una sola goccia di rugiada. A noi, un pomeriggio come quello trascorso a Villa Romana ci ha fatto riscoprire il piacere dei momenti d’incontro, a lungo negati.

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