LA REGOLA da un‘idea e progetto di Daniele Milvio e Rita Selvaggio. Con il contributo di Fabio Cherstich e la partecipazione di Enrico David.
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Agli iscritti saranno inviate istruzioni e programma dettagliato
Premessa: Regola
Troviamo un consesso che abbia come manifesta finalità quella di stilare una Regola a uso di artisti e intellettuali.
Data l’attuale incertezza economica e strutturale è utile immaginare una testo che possa guidare la salute del corpo, l’igiene mentale, il senso critico, l’indipendenza dal soldo, la sveltezza di mano e di testa, rinvigorire la vocazione dell’artista scalzandola da problemi contingenti, permettere attraverso l’apprendimento di una serie di nozioni pratiche di base, edilizia, botanica, alimentazione etc di acquisire un’indipendenza dal servizio altrui.
Piuttosto che sindacalizzare l’artista, come spesso oggi si tenta di fare, dare una norma per rendere la sua vita meno soggetta a regole di mercato o ad assistenzialismi. Una Regola che deve come tale investire il quotidiano, sottraendo all’arbitrio e alla distrazione aspetti non rilevanti della vita dell’intellettuale (orari, dieta, gestione delle distrazioni, dei vizi, del ciclo sonno veglia, della vestizione) in modo da conservare la sua forza fisica e mentale per raggiungere scopi più alti.
Il consesso si riunirà per due giorni, durante i quali, aiutati da una fitta casistica letteraria, verranno individuate le minacce alla pratica serena delle facoltà mentali. Questo approfondimento permetterà poi di stilare una Regola di vita che possa liberare il praticante dai problemi della contingenza. La stesura sarà fatta di concerto, sostenuta dall’esperienza e dalle necessità di ogni partecipante.
Fabio Cherstich ( Udine, 1984) è regista e scenografo di Teatro e Opera.
Ha lavorato in numerosi teatri italiani ed esteri tra cui il Teatro Marinsky di San Pietroburgo, il Teatro Massimo di Palermo, il Teatro dell’Opera di Roma, Opera d’Avignon, Opera de Marseille, Theatre Maillon de Strasburg ed è artista associato del Teatro Franco Parenti di Milano.
I suoi spettacoli sono stati invitati a prestigiosi festival internazionali tra cui Festival d’Avignon, Festival di Napoli, Singapore Art Festival e Stuk Contemporary art center- Leuven. È l’ideatore e regista del progetto di opera on the road “ Operacamion” definito dal NY a Times come “ un progetto unico e capace di riportare l’opera alle sue origini”.
Insegna estetica della regia teatrale alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano e alla Libera Università di Comunicazione IULM di Milano.
Enrico David è nato ad Ancona nel 1966. Vive e lavora a Londra.
Che si tratti di scultura, pittura, arazzi o installazioni, Enrico David torna al corpo come punto di partenza, esplorando la figura umana come metafora della trasformazione. Tra le sue principali mostre personali, vi sono Ultra Paste all’ICA, Londra (2007); Bublous Marauder al Seattle Art Museum (2008); Repertorio Ornamentale alla Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2011); Head Gas al New Museum di New York (2011); UCLA Hammer Museum, Los Angeles (2013); The Hepworth Wakefield (2015); Fault Work, Sharjah Art Foundation, Sharjah, UAE (2016); Gradations of Slow Release al MCA di Chicago e all’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington, D.C. (2019). Nel 2013, David ha presentato un’importante installazione di dipinti, arazzi e sculture all’interno di Palazzo Enciclopedico, l’Esposizione Internazionale d’Arte a cura di Massimiliano Gioni per la Biennale di Venezia. Nel 2019, ha rappresentato l’Italia nell’ambito di Né altra Né questa: la sfida del labirinto, a cura di Milovan Farronato per il Padiglione Italia della Biennale di Venezia.
Daniele Milvio nasce in Italia nel 1988. Tra i quattro e i dodici anni suona il violino per diverse ore al giorno, credendo di poterne, da adulto, fare il suo mestiere. Oggi incolpa la dimensione delle sue mani per il fallimento di questo tentativo. La musica classica resta nella sua vita un accompagnamento della pratica dell’arte, un tempo da lui considerata un ripiego. Ha scoperto di recente di aver versato per anni l’affitto della sua casa di Milano al direttore d’orchestra Valerij Gergiev, un pegno pagato malvolentieri a chi nella musica, a differenza di Milvio, ha indubbiamente eccelso. Consegue il diploma di liceo Classico nello storico Istituto Dante Alighieri di Roma con voti inspiegabilmente bassi, in seguito frequenterà l’accademia di belle arti di Brera, pur vivendo a Parigi. Si conta qualche mostra personale a New York, Milano, Basilea e Berlino, e un numero accettabile di mostre collettive in gallerie e istituzioni di un certo pregio. Come Benedetti Michelangeli è un appassionato di auto, non della loro conservazione. Oggi vive tra Milano e Ansedonia, e medita di darsi all’attivismo politico in seno al suo Adoratissimo partito radicale o alla coltura di rare specie di albero da frutto o all’allevamento di una nuova razza canina nata dall’incrocio del galgo spagnolo col dobermann o alla pesca del totano. Afferma di concedersi ancora tre anni prima di decidere.
Rita Selvaggio è una storica dell’arte e curatrice indipendente. Ha collaborato con diverse istituzioni sia italiane che internazionali. Dal 1988 collabora con Casa Masaccio Centro per l’Arte Contemporanea (San Giovanni Valdarno, Arezzo). Tra le mostre recenti curate per questo Museo: Allotropes (2016), personale di Jessica Warboys in collaborazione con la Tate St Ives (UK) e Kunsthall Stavanger (N); Entro Dipinta Gabbia (2017), doppia personale di Enzo Cucchi e Enrico David; Fate Presto (2017), personale dell’artista canadese Rosa Aiello; Linger on, your lit-up shade , (2018) personale di Lee Kit ; Casa del Sol, personale di Rochelle Goldberg; Anime, personale di Giulia Piscitelli (2019), in collaborazione con il Kunstmuseum di Lucerna e Le Amiche (2019), personale di Beatrice Marchi. È la curatrice di …per non restare immobili (Casa Masaccio, settembre/novembre 2020), mostra che nella primavera del 2021 sarà presentata al Kunstverein di Langenhagen. Tra i suoi progetti futuri: Des films et leurs sites (Casa Masaccio nov 2020 /gennaio 2021), la prima retrospettiva in un’istituzione italiana di Jean Marie Straub e Danièle Huillet.