scuola popolare

SCUOLA POPOLARE II / 2021
Villa Romana in collaborazione con la Casa del Popolo del Galluzzo

Con più di 30 appuntamenti fra laboratori e incontri, la seconda edizione di Scuola Popolare, a luglio, invita le persone interessate di tutte le età, a partecipare.

I temi sono vari: dai laboratori del legno per bambini alle pratiche di fermentazione alimentare, dai discorsi sulla violenza domestica alle economie della lana, dalle riflessioni su pedagogia sperimentale e arte relazionale agli esercizi collettivi di disorientamento…

L’idea è quella di condividere tempo, esperienze e conoscenze per ripensare strutture e pratiche della nostra vita e sviluppare alternative. Quest’anno, due luoghi si offrono come piattaforme per gli incontri di Scuola Popolare: la casa degli artisti di Villa Romana e la Casa del Popolo al Galluzzo, non lontane l’una dall’altra su via Senese. Due luoghi che, da prospettive diverse, coltivano entrambi il desiderio di una cultura sociale della solidarietà.

Tutti gli incontri di Scuola Popolare sono gratuiti e rispettano le attuali precauzioni pandemiche. Venite e partecipate!

Tutti gli incontri evidenziati su sfondo verde si svolgono nel giardino di Villa Romana, quelli su sfondo giallo nel Circolo ARCI del Galluzzo. L’evento al Recovery Plan nel centro della città è segnato in blu.


Villa Romana, Via Senese 68, 50124 Firenze
Casa del Popolo del Galluzzo – Circolo ARCI, Via Senese /angolo Via S. Francesco d’ Assisi, 50124 Firenze
Recovery Plan, Via Santa Reparata 19/R, 50129 Firenze

In collaborazione con

Con il generoso supporto di

A settembre 2021 presso la Casa del Popolo del Galluzzo si svolgerà la seconda parte del progetto: „Convisione_Fucina popolare di cultura contemporanea“ a cura di Giacomo Zaganelli in collaborazione con Angelika Stepken. Il progetto verrà realizzato assieme ad Arci Firenze e Festival dei Popoli.

luglio

GI
01.07. 10:00

Workshop e storytelling

Georges Senga (artista) con Black History Month Florence / The Recovery Plan
Raccontarsi – Fischi per Fiaschi: Esercizi di Spaesamento e Impagliatura

 

In questo workshop Georges Senga esamina il ruolo e la forma delle narrazioni orali basate su fatti e finzione intrecciati come un mezzo per esplorare ed espandere la ricerca archivistica. Lo story telling e la costruzione di una vita da frammenti sono elaborati in questa sessione spingendo i partecipanti a „raccontarsi“ sulla base di storie personali intrecciate con dimensioni di finzione.

Nato nel 1983 a Lubumbashi (Repubblica Democratica del Congo), Georges Senga è un fotografo. Il lavoro di Georges Senga è stato presentato in mostre personali e collettive: Lubumbashi Biennale nel 2008, 2010, 2013, 2015 e 2019, Asbl Dialogues nel 2013, Bamako Biennale nel 2011, 2015 e 2017, Addis Fotofest nel 2014 e 2018, Kampala Biennale nel 2014, Cape Town Art Fair nel 2018, Sesci_video Brasile nel 2019, Contour Biennale nel 2019, Kigali PhotoFest nel 2019, Fondation A nel 2019, Wiels art centre nel 2019, Galerie Imane Farès nel 2019, Cargo in Context nel 2019, FOMU nel 2019, Jean Cocteau cultural centre nel 2020, United Nations, United States nel 2020. Ha vinto il Thamie Mnyele Award (Paesi Bassi, 2019), DemoCrasee, Bamako Biennale (Mali 2017), CAP PRIZE – International Prize for Contemporary African Photography dello IAF Basel (Svizzera, 2017), SADC Research Residency Prohelveltia (Sud Africa, 2017), Leon the African RAM, Bamako Biennale (Mali, 2015), SADC Research Residency Prohelveltia (Sud Africa, 2014), Special mention, PHOTOAFRICA (Spagna, 2009).

VE
02.07. 09:30

Laboratorio per bambini/e dai 5 ai 12 anni

Vaia Balekis (insegnante/curatrice)
La piccola falegnameria

 

Un laboratorio per conoscere attrezzi e materiali, per esercitare la manualità, la creatività e appassionarsi alla materia del legno. Partiremo da semplici scarti di falegnameria per creare personaggi, animali ed oggetti assolutamente originali!

Le iscrizioni chiudono il 30 giugno
Scrivete a vbalekis@gmail.com
Oppure chiamate via Whatsapp il 333 6541257

Vi aspettiamo!!!

Vaia Balekis, curatrice indipendente e insegnante, nata a Napoli, vive a Firenze. Amante e studiosa dell’arte e della botanica, è profondamente convinta che la vera Rivoluzione siano: i bambini, la natura, tutte le espressioni artistiche e l’autoproduzione….cerca quindi di coniugare tutto questo nella sua pratica di insegnante e madre.

LU
05.07. 18:00

Workshop

Connor Maley (scrittore)
Tenendo le parole come se fossero mani

 

Questi mesi sono stati dominati da un sovraccarico digitale e sensoriale, le nostre vite ridotte alle dimensioni dei nostri schermi deleteri con l’intromissione incessante di rumore videofonico, e quando non erano, le nostre vite, ridotte a quelle dimensioni infinitesimali si sono state espanse in un trambusto frenetico verso una socializzazione forsennata, e sebbene può darsi siano state sufficienti queste misure, ciò che serve è qualcosa che richiama alla memoria una parte più antica della esperienza umana, qualcosa di ancestrale persino, ovvero la narrazione di storie intorno a una tavola e la documentazione di quella storia attraverso la parola scritta, la tradizione orale mescolata con quella narrativa in modo tale da ospitare un ambiente solenne, ricco in dialoghi, e con uno spirito spinto da conversazione composto di varie persone, sulla scia di un anno infernale e angosciante, scrivendo collettivamente un racconto che hanno da raccontare però facendolo in una maniera improvvisata ed estemporanea affinché nessuno controlli la narrativa, passando invece la frase successiva alla prossima persona che leggerà ad alta voce la frase precedente appena scritta prima di scrivere la sua propria frase, continuando questo cerchio narratologico finché la storia non è stata completata, garantendo che non ci sia nessun controllo individualistico del racconto e che ogni partecipante venga spinto dal contributo della scrittura della persona accanto, generando così un arazzo linguistico e polifonico. In questo seminario di una durata di due ore, si possono amalgamare Italiano, Portoghese, Catalano, Spagnolo, e Inglese.

Connor Maley è uno scrittore e traduttore di Washington, DC, USA che vive a Firenze, Italia. Connor si è laureato nel 2007 con un BA alla Mount Saint Mary’s University in Letteratura Iberica, Filosofia e Teologia e poi nel 2011 ha conseguito un MFA al California College of the Arts in Scrittura Creativa. Nel 2015 ha ricevuto una borsa di studio per la residenza di scrittura al Festival AltoFest 2015 a Napoli, Italia, dove il suo lavoro site-specific ha funzionato ed è stato eseguito per tre giorni. Ha pubblicato, mostrato ed eseguito le sue opere o ha partecipato a un certo numero di residenze/residenze/festival negli ultimi anni: Deliceiras 18 a Porto (PT), la residenza per artisti/scrittori Atelier REAL a Lisbona (PT), Lakkos AIR a Heraklion (GR), Apulia Land Art Festival a Margherita di Savoia, (IT), Hangar Residency a Barcellona (CAT/ES), Buinho Creative Hub a Messejana (PT), e Spacciamo Culture con Chille de la Balanza (IT), e Vis à Vis Limiti Inchiusi (IT). I suoi scritti, racconti ed estratti di romanzi in corso sono stati pubblicati in varie riviste sia negli Stati Uniti che a livello internazionale in Portogallo, Spagna, Catalogna e Italia, dopo essere stati pubblicati in Nightly Build, Paratext, Ouroboros, Blending Magazine, Samizdat, DeLiceiras18, Limiti Inchiusi, In Review, tra gli altri.

ME
07.07. 18:30

Conversazione

Evi Olde Rikkert (artista), Nigel Thompson (Biella The Wool Company)
Meditazione #1 sul commercio globale della lana e la sua filiera

 

Una conversazione e dimostrazione sul commercio e lo smistamento della lana di pecora europea intorno al banco di lavoro nel padiglione di vetro con Nigel Thompson, l’artista Evi Olde Rikkert e il filosofo Giovanni Pietracaprina. Come parte della mostra Meditazione sul commercio globale della lana e la sua catena di approvvigionamento.

Nigel Thompson inglese di nascita, con più di 30 anni di esperienza nel trattamento, selezione e commercio delle lane di tutto il mondo, è uno dei fondatori di Biella The Wool Company, una società no-profit che si occupa della valorizzazione delle lane autoctone europee con la collaborazione delle aziende tessili biellesi.

GI
08.07. 16:00

Workshop e storytelling

Silvia Rosi (artista) con Black History Month Florence / The Recovery Plan
Conoscersi – Fischi per Fiaschi: Esercizi di Spaesamento e Impagliatura

 

In questo workshop, Silvia Rosi esamina la natura della narrazione personale della comprensione collettiva dell’identità. Ancorando il dialogo alla capacità delle immagini vernacolari di trattenere la memoria, le immagini portate dai partecipanti sono utilizzate per riflettere sullo slittamento tra l’accesso al sé e alla comunità.  Il lavoro di Impagliatura viene introdotto e ogni partecipante è impegnato in questo come accompagnamento alla condivisione degli archivi personali.

Nata a Scandiano nel 1992, Silvia Rosi vive e lavora tra Londra e Modena. Si è laureata al London College of Communication nel 2016 con un BA (Hons) in fotografia. Il suo lavoro ripercorre la sua personale storia familiare attingendo alla sua eredità togolese e all’idea delle origini. Il tema della famiglia è esplorato attraverso autoritratti in cui interpreta sua madre e suo padre, raccontando la loro esperienza di migrazione dal Togo all’Italia.

Le sue immagini sono parzialmente informate dalla tradizione del ritratto in studio dell’Africa occidentale. Premi: 2020 Foam Talent; 2020 Portrait of Britain; 2020 Lens Culture Portrait Award; 2019 Jerwood/Photoworks Premi 2020. Mostra: 2020 Italia 90 – Condominio (IT); 2020 Taylor Wessing NPP Exhibition; The National Portrait Gallery (UK); 2020 Small is Beautiful XXXVIII; Flowers Gallery (UK); 2020 Athens Photo Festival; Benaki Museum (EL); 2020 Landskrona Foto (SE); 2020 Getxo International Image Festival (BC) attraverso PH MUSEUM Photography Grant 2020 With Monochrome Eyes, Borough Road Gallery (UK); 2020 Jerwood/Photoworks Awards Jerwood Arts (UK)

GI
08.07. 19:00

Workshop

Elisa Del Prete (curatrice), Jacopo Miliani (artista)
Un altro sole – La discoteca come spazio per la diseducazione

 

LA DISCOTECA di Jacopo Milani, progetto vincitore dell’Italian Council 2020, propone la costruzione di un nuovo spazio e un nuovo tempo all’interno del quale si inserisce una trama surreale e distopica che, abbandonando la realtà, vuole parlare direttamente al corpo dello spettatore. Durante la ricerca e la produzione del progetto Milani, insieme a Elisa Del Prete e Silvia Litardi, si sono imbattuti spesso nel considerare il ballo, il travestimento, la musica, le nuove regole della disco come gli strumenti propiziatori di un rituale che, in una forma o nell’altra, appartiene alla nostra cultura e pertanto anche alla nostra esperienza personale. Dopo aver girato il film e in attesa del montaggio, i lavori sono ora concentrati sul catalogo de LA DISCOTECA, in cui l’esperienza narrativa si confonde con la storia dei club a carattere LGBTQI+.

Un altro sole sarà l’occasione per condividere questo processo con il pubblico della Scuola Popolare e per proporre un racconto sulla dis-educazione (ovvero nuova/altra educazione) della discoteca intrecciandolo anche con gli interventi di chi parteciperà all’evento.
Sono previsti piccoli esperimenti di ascolto e espressione fisica.

Durata 2 ore.


LA DISCOTECA di Jacopo Miliani è vincitore dell’ottava edizione di Italian Council, programma di promozione dell’arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Promosso dall’associazione culturale Nosadella.due, curato e prodotto da Elisa Del Prete e Silvia Litardi del direttivo curatoriale NOS Visual Arts Production, il progetto filmico nasce dalla collaborazione con APS Arcigay Il Cassero / Gender Bender Festival; Bottega Bologna; If I Can’t Dance, I Don’t Want To Be Part of Your Revolution; Run by a group / openspace, ed entrerà a far parte della collezione museale del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. www.nosproduction.com/ladiscoteca

Jacopo Miliani è un artista visivo che vive e lavora a Milano.
La sua pratica guarda alla performance come metodologia di ricerca al fine di osservare le connessioni tra linguaggio e corpo. È fondatore del progetto editoriale indipendente Self Pleasure Publishing che ha un focus su linguaggio e sessualità. Ha lavorato con diversi performers tra cui Jacopo Jenna, Annamaria Ajmone, Sara Leghissa, Antonio Torres, divaD, Benjamin Milan, Mathieu LaDurée, Eve Stainton. Per i suoi progetti a carattere interisciplinare ha collaborato con il regista Dario Argento, lo scrittore Walter Siti, i designers Boboutic, il produttore musicale Jean–Louis Hutha e la semiotica Sara Giannini. Ha al suo attivo mostre personali e collettive in diversi spazi espositivi tra cui GUCCI Garden Cinema da Camera, Firenze (2019), GAMeC, Bergamo (2019), Centro Pecci per l’arte Contemporanea, Prato (2019), Galeria Rosa Santos, Valenzia (2018), Palais de Tokyo, Parigi (2017), David Roberts Art Foundation, Londra (2017), Kunsthalle Lissabon, Lisbona (2016), ICA studio, Londra (2015), MADRE, Napoli (2011). Insegna Tecniche Performative presso l’Accademia di Belle Arti di Verona. www.jacopomiliani.info

NOS visual arts production è il direttivo curatoriale dell’associazione culturale Nosadella.due. Soggetto inedito che s’innesta in modo atipico nel sistema dell’arte attuale, sposando la concretezza del producer alla sensibilità del curator per realizzare nuove opere artistiche in contesti extra-ordinari. NOS nasce nel 2018 dall’esperienza delle due curatrici Elisa Del Prete e Silvia Litardi per far emergere e prendersi cura dei numerosi aspetti che rendono possibile la realizzazione di un’opera d’arte, dalla fase di progettazione in dialogo con l’artista, alle relazioni umane, culturali e operative che investono la produzione di progetti in contesti specifici, fino alla sua promozione e documentazione. www.nosproduction.com

VE
09.07. 18:00

Proiezione e storytelling

CampoBase (collettivo curatoriale) e Daniele Costa
What do you sea?

 

Il collettivo curatoriale CampoBase, insieme all’artista Daniele Costa, presentano What do you sea?, progetto vincitore dell’open call “l’Immagine Aperta”, indetta da Video Sound Art in collaborazione con l’Archivio del Touring Club Italiano.

What do you sea? è un progetto video-installativo dell’artista Daniele Costa e del collettivo curatoriale CampoBase che si sviluppa intorno all’evocazione e al ricordo di surrogati del mare, suggeriti dall’architettura della Piscina Cozzi a Milano, luogo fisico da cui prende avvio la ricerca. A partire dall’emersione di materiali dall’archivio del Touring Club Italiano, il lavoro mette in dialogo immagini, video e testi provenienti da fonti eterogenee. La tecnica del montaggio, la sovrapposizione di finestre, la colorazione delle immagini creano un continuum temporale e spaziale che fa collassare passato e presente l’uno dentro l’altro, sovrapponendo l’acqua del mare a quella dei suoi surrogati. Lo script che accompagna il video si costituisce a partire da frammenti che si concatenano e dialogano tra loro e con le immagini. Lo spazio alternativo al mare – quello che in una delle riviste storiche del Touring Club è definito “Il mare di chi non ha il mare” – viene esplorato a livello sonoro dall’intervento di sound design di Mauro Martinuz e Marco Furlanetto.

Dopo una breve introduzione sul progetto, e sulla metodologia di immersione e contaminazione con i materiali dell’archivio del Touring Club, verrà proiettato What do you sea? (17 min).

CampoBase è un collettivo curatoriale multidisciplinare che opera come piattaforma itinerante collaborando con un’ampia comunità di artisti, ricercatori, curatori e istituzioni. Il collettivo predilige pratiche discorsive e approcci sperimentali nella realizzazione di eventi e progetti artistici e di ricerca. CampoBase è formato da Irene Angenica, Bianca Buccioli, Gabriella Dal Lago, Ginevra Ludovici, Federica Torgano, Stefano Volpato.

Sulla scia delle suggestioni scaturite dalla visione dell’opera, l’evento realizza un’ulteriore immersione che coinvolge il pubblico partecipante, e lo porta ad attingere dal proprio archivio personale lasciandosi trainare dall’elemento dell’acqua, attraverso una sessione di storytelling. In questo modo proviamo a tessere una narrazione corale, un insieme di sguardi sul passato e sul presente, una risposta possibile alla domanda “Cos’è il mare di chi non ha il mare”.

LU
12.07. 18:00

Lezione e lettura

A cura di La Macchina Sognante con Sana Darghmouni (docente, traduttrice) e Carolina Paolicchi (traduttrice)
Per conoscere la poesia del Marocco contemporaneo

 

Mettendo a frutto l’assiduo lavoro di ponte culturale svolto da Sana Darghmouni, docente di Letteratura e Lingua araba all’Università di Bologna e a Ca’ Foscari di Venezia, e l’agguerrita promozione culturale svolta da una piccola casa editrice a conduzione femminile che si prefigge di far conoscere il mondo della letteratura araba in Italia, la Edizioni Astarte, La Macchina Sognante propone una serata di letture, analisi e proiezioni che mettono al centro la produzione poetica marocchina di questi ultimi anni, offrendo nel contempo uno sguardo attento sul lavoro di editoria e traduzione oggi in Italia. Dopo una veloce panoramica sulla situazione letteraria attuale in Marocco, ci sarà un focus sulla produzione poetica di Hassan Najimi, la pubblicazione della cui raccolta In Disparte, tradotta da Sana Darghmouni  per i tipi Astarte edizioni, è prevista per giugno del 2021; Abdellatif Laabi la cui opera è acclamata da anni a livello internazionale, appare in italiano per la prima volta nella raccolta Sul filo della speranza, tradotta da Carolina Paolicchi, Astarte edizioni 2020; e infine Abdallah Zrika, tradotto per la prima volta in Italia da Sana Darghmouni e pubblicato ne La Macchina Sognante.  Qui di seguito alcuni link per dare una prima introduzione agli autori e alle relatrici.

http://www.lamacchinasognante.com/morte-di-un-poeta-di-hassan-najmi-trad-a-cura-di-sana-darghmouni/

http://www.lamacchinasognante.com/recensione-al-libro-sul-filo-della-speranza-di-abdellatif-laabi-a-cura-di-sana-darghmouni/

http://www.lamacchinasognante.com/il-rossore-dei-pantaloni-del-sole-di-abdallah-zrika-a-cura-di-sana-darghmouni/

La poesia marocchina in Italia

LU
12.07. 20:00

Conversazione

Pietro Gaglianò (critico d‘arte) in dialogo con Valerio Rocco Orlando (artista)
Conversazione sull’erba

 

Che rapporti stringiamo con le comunità quando avviamo percorsi di partecipazione, di pedagogia sperimentale, di arte relazionale? Quali alleanze stringiamo? Come si revisiona il patto educativo fuori dalle gerarchie della scuola? E quali sono i rischi e le opportunità di questo incontro approfondito con chi abita le comunità?
A partire dal progetto South of Imagination, un’opera d’arte partecipativa di Valerio Rocco Orlando (proposta da Nomas Foundation in partnership con DiSSE-Sapienza Università di Roma nell’ambito del programma della Nona Edizione dell’Italian Council promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura) si sviluppa una conversazione tra l’artista e il critico d’arte: un dialogo che si apre alle voci di teorici, artiste, pedagogisti, filosofe e docenti, un simposio sull’erba per uno scambio di opinioni e racconti.

Pietro Gaglianò è critico d’arte, curatore indipendente, educatore e autore di progetti di pedagogia sperimentale nello spazio pubblico, nelle comunità periferiche e nelle aree interne. Ha pubblicato tra l’altro La sintassi della libertà. Arte, pedagogia, anarchia (Gli Ori 2020) e Memento. L’ossessione del visibile (Postmedia 2016). Dal 2017 è direttore di Scripta Festival. L’arte a parole, rassegna dedicata all’editoria di critica d’arte (scriptafestival.it).

Valerio Rocco Orlando è artista e docente di Drammaturgia multimediale all’Accademia di Brera. Attraverso pratiche che spaziano dai workshop alle videoinstallazioni, la sua ricerca assume l’arte come processo di analisi e conoscenza reciproca ed esplora l’osmosi tra istituzioni, musei, accademia e sfera sociale. Si segnala la pubblicazione del volume Uno alla volta. Comunità e partecipazione (Postmedia 2020).

Img Credits: Valerio Rocco Orlando, What Education for Mars? (installation view), 2011-2013
Courtesy: the artist and MAC, Santiago. Photo: Isabel Herrera

MA
13.07. 17:00

Workshop

FAMA: Rachel Morellet, Tatiana Villani, Eva Sauer, Valentina Lapolla (collettivo di artisti)
Laboratorio Metastabile

 

La capacità di ogni sistema, sia esso sociale o materiale, di ritrovare nuove e temporanee configurazioni ed equilibri dalle ceneri di quelli precedenti sarà il centro della nostra condivisione. La metastabilità tocca molti ambiti del vivere e delle scienze, la fisica, le neuroscienze, i sistemi complessi e molto altro. Come gruppo presenteremo l’evoluzione di questo concetto nel nostro percorso fino ad arrivare alla sua applicazione pratica. Partendo dai punti del Manifesto che abbiamo creato, insieme ai partecipanti produrremo nuove creazioni metastabili, divisi in quattro gruppi, ogni artista seguirà i processi di costruzione di forme in equilibrio temporaneo, forme che sono destinate alla variazione per effetto di varie forze o del tempo stesso. Parafrasando il nostro spavaldo manifesto, anche l’intervento sarà simpatico ed avrà un proprio ritmo, sarà un luogo in cui il cambiamento e la persistenza sono intimamente legati, sarà la chiave per unire la tendenza ad esprimere autonomia con la simultanea spinta a lavorare in modo sinergico.

Il gruppo FAMA (Four Artists for a Metastable Art) è composto da quattro artiste, Rachel Morellet, Tatiana Villani, Eva Sauer, Valentina Lapolla, che individuano l’interfaccia tra metastabilità e arte, sia collettivamente che nel personale percorso di ricerca. Dal 2016 a oggi il gruppo ha unito le personali visioni e attitudini artistiche in progetti declinati in diverse forme intorno al tema della metastabilità, caratteristica che si rispecchia anche nel modo di collaborare. Ognuna con la propria formazione e i propri temi e approcci cari, ha condiviso un interesse per le forme aperte e in trasformazione, siano esse personali, collettive, politiche, tecniche o scientifiche. A luglio il nostro „Manifesto per un’opera metastabile“ verrà presentato a Belgrado all’interno di un grande progetto collettivo dedicato ai Manifesti artistici. Mostre: 2021 – ULUS Triennale, Belgrado, RS. 2020 – Ghost Attractor, Mom Art Space, Hamburg, DE. 2018 – BAU 15 – OUT. Contenitore di Cultura Contemporanea, GAMC, Viareggio, IT. 2017 – Skumaz, a metastable state. Pavillon di Villa Romana, Firenze, IT.

ME
14.07. 18:30

Conversazione

Dott. Nicola Mariotti (psicologo / psicoterapeuta / psicanalista)
L’arte della Soglia

 

Ogni uomo, ogni donna è impegnato a crescere.
Come un fiore che ha l’abitudine di fiorire.
Ma qui, così presto, finisce l’analogia tra l’uomo e la natura. Perché il fiore nella sua esistenza, da cima a fondo, è tenuto insieme nel seme: una viola non potrà mai essere una rosa. Il seme comanda, come in certi giochi di carte, ma non c’è partita, perché ogni cosa è scritta, c’è un unica potenza, quel seme dice rosa e si espone all’alternarsi delle stagioni. Stagione e seme sono avvinti nella reciproca ignoranza, aldiquà o aldilà di ogni possibile rapporto.
Ogni uomo, ogni donna, da cosa sono cresciuti?
Il seme, ciò che li fonda, ancor prima di qualcosa, è una promessa di qualcosa, rinnovata ogni giorno.
Promessa di cosa?
Non è facile a dirsi. Essa s’impone, un alito che anima la materia come dicevano gli antichi, una voce che non si articola alla lettera, una scrittura di cui si è smarrita la chiave, per il filosofo Benjamin e che come tale coincide con la vita.
Un dettato, il nocciolo opaco della nostra vita che tentiamo di mettere in forma.
L’arte ha la sua potenza in tutto questo, nel senso che ne trae la sua possibilità e la sua forza.
Potenza di cosa?
Lo psicoanalista inglese W. Bion, parlava di reverie per indicare quel momento in cui la madre tiene in braccio il bambino e lo guarda e ne sogna la condizione. Cosa rimane di quello sguardo, di quella cura che ci viene incontro? Quale memoria?
Freud da subito ha intuito che la memoria s’inscrive su più registri. C’è forse in noi una memoria che potremmo chiamare fedele perché si tiene tutt’uno, come stagione e seme, con ciò che abbiamo vissuto e forse raccoglie qualcosa di quel dettato: una memoria visiva, tattile, uditiva, corporea, su cui un altra memoria, la memoria pensante, si affanna, infedele da una parte perché chiama alla traduzione, ma si potrebbe dire più che fedele dall’altra, perché al servizio permanente di quella promessa che ci costituisce; una memoria che lavora, si piega su quelle tracce per interrogarle, per ripartirle di qua, nella parola, nella forma, nella figura, nel gesto.
La mia proposta, per questa seconda edizione della scuola popolare, è di proporre la costituzione di un gruppo che potrebbe prendere diverse forme, mantenendo un impegno comune nella ricerca sui temi dell’arte e della memoria, del gesto creativo e della figurazione intesa nel senso più ampio possibile.

Imagine: Emile Friant, Les amoureux, 1988

GI
15.07. 18:30

Conversazione

Evi Olde Rikkert (artista), Alberto Boralevi (esperto di tappeti)
Meditazione #2 sul commercio globale della lana e la sua filiera

 

Nel contesto della mostra „Meditazione sul commercio globale della lana e la sua catena di approvvigionamento“, Rikkert e Pietracaprina conversano con l’esperto di tappeti antichi Alberto Boralevi.

Alberto Boralevi è un mercante di tappeti antichi specializzato in tessuti e ha svolto ricerche nel campo dei tappeti e dei tessuti antichi, pubblicando numerosi articoli, libri e cataloghi e lavorando come consulente per i musei. Ha sede nello storico Palazzo Frescobaldi di Firenze.

VE
16.07. 20:00

Proiezione e conversazione

Cristiano Barducci, Beatrice Caruso (artisti)
Segni Particolari?

 

Segni particolari? è una performance in cerca di volti, il cui punto di partenza è la percezione, nel tentativo di innescare una riflessione sull’apparenza, sull’immagine che vogliamo mostrare di noi stessi e sulla cosiddetta prima impressione. In un contesto aperto, fluido, di convivialità, la performance vuole inserirsi come un “moto perpetuo”, in cui le persone (singolarmente, in coppia, un gruppo di amici) potranno essere ritratte con due diversi media, in un ibrido di analogico e digitale: Cristiano siederà di fronte a una vecchia macchina da scrivere, improvvisando un breve testo, frutto della suggestione che la persona di fronte a lui gli comunica; Beatrice eseguirà dei ritratti estemporanei
con il disegno digitale: quanto tracciato con la tavoletta grafica sarà proiettato in tempo reale su uno schermo. Ogni ritratto non durerà più di qualche minuto. Volutamente rotti gli schemi di palcoscenico e pubblico, e performance-evento, l’azione – continua, quasi un loop – coinvolge tutti con lo scorrere delle immagini, ma valorizza l’instaurarsi di un dialogo intimo con le persone ritratte. Se comunemente il ritratto è associato a un’immagine, qui questa si dissolve alla fine della performance. I partecipanti porteranno con sé è il testo scritto a macchina, istantaneo come una polaroid in prosa.

Beatrice Caruso (Bologna, 1995) è un’artista visiva. Lavora principalmente con la pittura e la videoarte. Ha conseguito la laurea triennale in Scultura e poi quella specialistica in Arti Visive all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Tra le mostre recenti Abecedario d’artista (Palazzo del Governatore, Parma, 2021); La Madonna di Foligno, il meteorite e il punctum: come rileggere un capolavoro (Museo capitolare di Foligno, 2021); Rea! (Fabbrica del Vapore, Milano, 2020); Casamatta (Bastione Sangallo, Fano, 2020). Tra le residenze artistiche a cui ha preso parte: Michelangelo Reload II (Centro Arti Visive, Pietrasanta, 2018), quella presso Viadellafucina16 Condominio-Museo (Torino, 2020), e la più recente nell’ambito di Divago Festival (Genova, 2021).

Cristiano Barducci (Siena, 1989) ha studiato sceneggiatura e documentario presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Lavora come artista visivo, giornalista e fotografo. I suoi lavori sono stati premiati a United States of Podcast (2020); CDCA – Circular Economy Prize (2019); Capodarco l’Altro Festival (2018).

https://www.instagram.com/b_di_prussia/
https://www.instagram.com/cristiano_barducci/

MA
20.07. 10:00

Laboratorio (1/2)

Alice Ferretti (artista)
Màsca – creazione di maschere

 

“Strigam, quod est màsca” – Editto di Rotari, 643 d.C.
Un’ ipotesi della derivazione di “maschera” associa l’antico italiano màsca alla parola “strega”, per identificare “qualcosa di nascosto, di pauroso”. Dallo Sciamanesimo alla psicologia occidentale indossare maschere significa perdere momentaneamente l’identità, oppure esternare una parte dell’Io nascosto, celato dietro la fragile pelle che riveste il nostro animo. I partecipanti sono invitati a compiere una riflessione spirituale che porterà alla creazione della propria maschera: come esorcizzare una paura, o raffigurare uno spirito guida. Alla fine del workshop ognuno indosserà la propria creazione. Il laboratorio è aperto ai bambini di 10 anni di età, adolescenti e adulti. I materiali saranno resi disponibili dall’artista, i partecipanti possono portare qualsiasi oggetto per personalizzare la propria maschera (legno, piume, paglia, foglie… organici o sintetici).

Alice Ferretti consegue la laurea in Arti visive e Nuovi linguaggi espressivi nel 2018 presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze . Attraverso diversi medium, la sua ricerca è basata sulla condizione umana, l’impatto sull’habitat, le relazioni sociali. Lavora dal 2019 con le scuole primarie, programmando e dirigendo laboratori d’arte . Fra le esposizioni e le sue collaborazioni ci sono : TU35 Expanded – sezione cinema presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, Stand Up for Africa presso HYmmo Art Lab a cura di Serena Becagli e Rita Duina, Seeds for future Memories – workshop fotografico di Mohamed Keita presso Villa Romana Florenz di Firenze, Percorsi – Art in Residence presso Yag/Garage di Pescara a cura di Ivan d’Alberto, Chinese and italian young artists video art exhibition a cura di Peng Peng Wang per A60 Contemporary Art Space, Milano, Firenze e Pechino, ARTEIMPRESA dell’associazione culturale Forme a cura di Silvia Bellotti ed Erica Romano, Prato, RECLAIM – Street Art call for artist di Cheap Festival , Bologna , My2020 presso MyRoom di Palermo e con la Tevere Art Gallery di Roma espone nel contesto di Voies Off, festival internazionale di fotografia ad Arles, Francia.

MA
20.07. 16:00

Laboratorio (1/2)

Simon Kalmbach, Claudia Chiquet (artisti)
La ceramica bucchero

 

Il bucchero è una storica technica di ceramica che era già usato dai etruschi nella toscana di oggi.
per questo metodo, creta è cotto in assenza di ossigeno, che porta ad una superficia nera e lucida.
al primo incontro si producono oggetti di creta a misura di mano. al secondi incontro, gli oggetti secchi/essiccate si stanno lucidando e si cottano per tre a quattro ore nel fuoco a legno.
Durante la cottura, prepareremo il cibo per tutti sul fuoco.
Iscrizione all’evento: office@villaromana.org

ME
21.07. 10:00

Laboratorio (2/2) vedi 20.07.

Alice Ferretti (artista)
Màsca – creazione di maschere

ME
21.07. 18:00

Laboratorio di fermatazione per 12 participanti

Giulio Rinaldi (fermentatore) – Nadia Baldi (videomaker)
Creare ecosistemi per nutrirsi

 

Il cibo è il più grande aggregatore sociale esistente. Dovremo riconnetterci alla terra attraverso il nostro cibo, sapendo migliorare e conservare, come facciamo da millenni, le risorse che generosamente ci offre. Cosi facendo in qualche maniera dichiariamo una certa indipendenza da un’economia che ci preferisce consumatori passivi e ignoranti, scollegati l’uno dall’altro, piuttosto che creatori interconnessi del proprio nutrimento, rappresentando noi stessi e gli ecosistemi in cui viviamo. Il processo di fermentazione degli alimenti, per conservarli, renderli più digeribili e nutrienti, è una pratica ancestrale. Ben prima che le tecniche di refrigerazione, pastorizzazione e raffinazione rendessero il nostro cibo conservabile, la fermentazione regnava sovrana. Scoperta presumibilmente per caso come processo spontaneo, ogni cultura ha sviluppato nei secoli i propri processi artigianali. Questo workshop si rivolge a coloro che sono curiosi di provare a cimentarsi con alcuni tra i più semplici di questi processi, nella speranza di divulgare e suggerire che la scienza e l’arte della fermentazione possa essere pensata e praticata come una metafora che amplia e ridefinisce il nostro rapporto con il cibo, con l’ambiente in cui viviamo, con il mondo e con tanti altri mondi. Il mondo dei batteri è microscopico e molto complesso, sfugge alla vista dell’uomo, pertanto spaventa, ma in realtà queste minuscole forme di vita sono molto meno pericolose di quanto si pensi. La biologia ha scoperto che una delle chiavi del nostro benessere, è il benessere della microflora che abita il nostro intestino. E sembra che verdure in salamoia, kefir, tibicos, kvass le piacciano parecchio…

Il workshop è aperto a 12 partecipanti e ha una durata di 4 ore.

Per registrarsi scrivere a office@villaromana.org

Abbiamo scelto di realizzare assieme ai partecipanti alcune semplici e veloci
fermentazioni probiotiche per iniziare l’alchimia nel proprio ambiente domestico:
Verdure Lactofermentate – Kefir – Tibicos – Kvass
Ognuno dovrà portare:
– Verdure di stagione a scelta (tranne patate, pomodori e ortaggi a foglia)
– 1 Coltello per tagliare le verdure
– Tagliere
– 6/10 vasetti di vetro con coperchio da 212 ml
– 2 bottigliette (preferibilmente di vetro)
– 2 bottigliette da 33cl preferibilmente di vetro
– 1/2 litro di latte intero
– Una fetta di pane

GI
22.07. 10:00

Workshop e storytelling

Musa Michelle Mattiuzzi con Black History Month Florence / The Recovery Plan
Curarsi – Fischi per Fiaschi: Esercizi di Spaesamento e Impagliatura

 

CONTENUTO EDUCATIVO
Come fanno le piante ad archiviare storie, a lottare nell’arena politica e spesso a giocare un ruolo cruciale nel reimmaginare la società? Come ascoltare le lingue dentro le piante, che tipo di storie raccontano e a chi? L’azione investigativa di Mattiuzzi collega le tradizioni orali di potere di erbe e fiori dei guaritori sudamericani e le loro lotte per la terra all’agenzia politica dei giardini all’interno del tessuto urbano. Collegando il potere delle piante sia alle storie di oppressione che ai pericoli dell’estrattivismo e della gentrificazione in corso.

METODO
Una narrazione del lavoro degli artisti fornisce un punto di partenza per condividere un dialogo sulle pratiche personali e collettive del „curarsi“. Il lavoro di Impagliatura viene introdotto e ogni partecipante è impegnato in questo mentre riflette sui giardini come siti di cura.

Bio: muSa Michelle Mattiuzzi* è un’artista indisciplinata il cui lavoro deriva dalla performance e dalla scrittura. Ha usato la fotografia e il cinema per esprimere se stessa. La violenza coloniale è un tema costante nel suo lavoro. Le sue opere si appropriano e sovvertono il posto esotico assegnato al corpo della donna nera da immagini normative bianche cis e che trasformano la sua immagine in una sorta di aberrazione, un’entità divisa tra il meraviglioso e l’abietto. Attualmente è interessata al „pensiero radicale nero“ e allo studio della filosofa Denise Ferreira da Silva e del teorico culturale Fred Moten. È la fondatrice della piattaforma Rethinking the Aesthetics of the Colony in collaborazione con il Goethe Institut São Paulo e il Social Justice Institute (GRSJ) della University of British Columbia. Vive e lavora a Berlino, Germania.

GI
22.07. 10:00

Laboratorio per bambine/i (1/2)

Filippo Steven Ferrara (fotografo)
Introduzione alla fotografia

 

Il workshop di fotografia vuole introdurre i partecipanti e le partecipanti alla fotografia quale mezzo espressivo e (auto)narrativo, e accompagnarli nella realizzazione di una breve serie fotografica.
Dopo un primo momento introduttivo, durante il quale il gruppo sarà avvicinato ad alcune delle tecniche narrative della fotografia (ritratto, still life, paesaggio, fotografia in bianco e nero), ogni partecipante procederà a realizzare una serie di fotografie, dando voce all’esperienza vissuta nell’ultimo anno e mezzo e, in particolare, alle proprie speranze e aspettative per il prossimo futuro.
In conclusione, ogni partecipante troverà un titolo e una breve descrizione per il proprio lavoro e lo presenterà al gruppo. Al termine del workshop, una selezione delle fotografie sarà stampata ed esposta.

Dettagli: max. 8 partecipanti, età 9-14 anni; necessaria macchina fotografica/smartphone, scheda sd
Iscrizione all’evento: office@villaromana.org

Filippo Steven Ferrara (1992, Tegernsee) vive e lavora come fotografo e insegnante di fotografia a Firenze. Dopo aver studiato antropologia e fotogiornalismo tra Monaco di Baviera e Roma, sta attualmente completando la specializzazione in antropologia e ricerca sociale presso l’università di Siena. I suoi reportage sono stati pubblicati, tra gli altri, su Der Spiegel, El País, La Repubblica, Emerge e Left, e presentati al Macro di Roma, al Centro Pecci di Prato, alle Officine Fotografiche di Roma e alla Färberei di Monaco di Baviera. In parallelo all’attività di fotografo collabora con la fondazione Robert F. Kennedy Human Rights a un corso di fotografia e diritti umani per bambin* e adolescent*.
Web: filippostevenferrara.com

VE
23.07. 10:00

Laboratorio per bambine/i (vedi 22.07.) (2/2)

Filippo Steven Ferrara (fotografo)
Introduzione alla fotografia

VE
23.07. 16:00

Laboratorio (2/2) vedi 20.07.

Simon Kalmbach, Claudia Chiquet (artisti)
La ceramica bucchero

VE
23.07. 18:00

Lezione e lettura

A cura di La Macchina Sognante e The Dreaming Machine con Pina Piccolo (scrittrice) e Camilla Brazzale (studentessa di Letteratura araba e collaboratrice dei Giovanni Palestinesi d’Italia)
Per conoscere le scrittrici e gli scrittori palestinesi contemporanei

 

Prendendo spunto dall’Inserto Palestina, lanciato il 28 maggio 2021 all’interno del numero 21 de la Macchina Sognante, e contenente traduzioni italiane di testi inediti di oltre 15 scrittori e scrittici palestinesi che vivono nei Territori o in diaspora, proponiamo letture e video, e possibilmente collegamenti in diretta con gli autori. Sana Darghmouni, docente di Letteratura e Lingua araba all’Università di Bologna e a Ca’ Foscari di Venezia e Pina Piccolo, traduttrice e blogger offrono una panoramica sulle tematiche, gli stili, le voci, le testimonianze, le prospettive che emergono nei diversi generi letterari dal crogiolo della Palestina, specialmente come conseguenza delle dinamiche dispiegate in questi ultimi anni. Ci interrogheremo anche sugli elementi di continuità e di frattura rispetto alla letteratura prodotta in passato e su come gli elementi dirompenti che si manifestano negli scritti più recenti si possano collegare a correnti emergenti anche in altre parti del mondo. Tra gli autori e le autrici che verranno esaminati: Khulud Khamis, Mazen Maarouf, Somaya El Sousi, Wasem AlMadani, Ahmed Masoud, Basma Ghalayini, Hind Shoufani, Farah Chamma, Lena Khalaf Tuffaha, Dareen Tatour, Mourid Barghouti, Mahmoud Darwish, Fadwa Tuqan, Tawfiq Zyad, come pure i contributi di iniziative online come We are not numbers e Gaza Poets Society.

SA
24.07. 11:00

Performance musicale

Evi Olde Rikkert (artista), Andrea Perini (producer)
Meditazione #3 sul commercio globale della lana e la sua filiera

 

Meditazione #3 sul commercio globale della lana e la sua filiera è performance musicale di Andrea Perini, in programma sabato 24 luglio alle 11:00, nel padiglione esterno di Villa Romana. Un lavoro audio che nasce intorno ai suoni campionati delle macchine mungitrici, registrati durante la mungitura del mattino, nel corso dell’esperienza di pastorizia dell’artista Evi Olde Rikkert sulle Alpi italiane.

Il produttore torinese Andrea Perini invita Federico Uffreduzzi a trasformare i battiti farm-techno delle mungitrici e i campionamenti di campanacci e ruscelli in suoni ipnotici, per meditare sui tappeti di lana di Evi Olde Rikkert.

I visitatori sono invitati a sdraiarsi sui tappeti nel padiglione o sull’erba all’esterno del padiglione per godersi il bagno sonoro/colonna sonora che fonde tutti i passaggi della filiera della lana.

La performance fa parte del calendario di incontri ed eventi della mostra „Meditazione sul commercio globale della lana e la sua catena di approvvigionamento“.

LU
26.07. 10:00

Laboratorio

Alessandra Palma di Cesnola (coreografa, danzatrice)
Introduzione al metodo Feldenkrais e al Qi Gong

 

Alessandra Palma di Cesnola, grande ricercatrice e appassionata del movimento in senso lato, dalle arti marziali alla danza contemporanea alle esplorazioni del gesto coreografico, al lavoro di integrazione corpo- mente con il metodo Feldenkrais, per il miglioramento funzionale e posturale, e con il lavoro del Qi Gung. Da molti anni propone una serie di corsi e stage in questo ambito. Dirige lo studio Garage performance studio in Firenze insieme all’associazione Toscana Media Arte.

Alessandra Palma di Cesnola è coreografa, danzatrice, insegnante di danza contemporanea e Feldenkrais. Diplomata al SNDO di Amsterdam, ha studiato danza contemporanea e Contact improvisation con i maggiori esponenti della nuova danza americana a New York. E’ diplomata con Ruthy Alon nel Metodo Feldenkrais a Firenze,   diventa allenatrice e primo Duan di Taiji con la F.i.v.u.k. Attualmente coodirettrice dello studio di danza, teatro e danza aeree: Garage Performance Studio, a Firenze. Ha danzato e collaborato con molti artisti tra cui: Laurie Booth, Steve Paxton, Julien Hamilton, Rey Chang, Alessandro Certini, Simone Forti, Simonetta Alessandri. Adalisa Menghini.

MA
27.07. 18:00

Laboratorio (vedi 26.07.)

Alessandra Palma di Cesnola (coreografa, danzatrice)
Introduzione al metodo Feldenkrais e al Qi Gong

MA
27.07. 18:00

Narrazione, conversazione, azione

Leonora Bisagno, Bruno Baltzer (artisti) con Akim Pasquet (artista, curatore)
Modello Briançon

 

Modello Briançon riguarda la condivisione di un’esperienza umana e artistica sul territorio di Briançon, città turistica per eccellenza, situata al confine con l’Italia e oggi luogo di transito e di accoglienza dei migranti. Invitati per il progetto Le voyageur, l’obstacle, la grâce da Akim Pasquet il „Modello Briançon“ si presenta come un’occasione per ripensare la solidarietà e coinvolgere le collettività.

Leonora Bisagno e Bruno Baltzer costituiscono un duo di artisti dal 2014. Formati all’immagine, analizzano la condizione contemporanea del rappresentarsi, tanto ufficiale quanto spontaneo, e portano il loro sguardo critico sulle società attraverso delle installazioni e degli interventi spesso iniziati durante delle residenze artistiche. Baltzer e Bisagno adottano molteplici forme per i loro progetti spaziando, tra le altre, dalla fotografia turistica al manifesto elettorale, dal neon pubblicitario a degli interventi nello spazio urbano.

Il loro lavoro è stato recentemente presentato in mostre, eventi e conferenze tra cui: Frac PACA hors les murs – Centre d’art contemporain de Briançon (FR), Musée national d’histoire et d’art, Luxembourg (LU); Leap20Prize Luxembourg Rotondes (LU), Villa Romana (IT); 2018 Casino Luxembourg – Forum d’art contemporain (LU), Fonderie Darling (CA), Fondation Vasarely (FR).

Akim Pasquet è interessato alla questioni di affetto ed energia e di come questi possano circolare negli spazi dell’intimità e delle collettività. A volte curatore, a volte artista, altre insegnante, Akim Pasquet dirige lo spazio Les Limbes e la Biennale Carbone a Saint-Etienne (FR).

ME
28.07. 18:00

Laboratorio di macramè

Mariana Ferratto
Mi legherò a te. In un nodo o nell’altro

 

Il laboratorio è un progetto di arte partecipata. Attraverso l’antica pratica del macramè i partecipanti sono coinvolti per dare corpo a intrecci, legami e nodi. Il macramè è un’arte antica che consiste nell’annodare fili o corde fino a creare delle trame ornamentali. Il macramè fu inventato dai marinai che imbarcati sui velieri, durante traversate che potevano durare mesi, trascorrevano le ore forzate di ozio mettendo in pratica questa tecnica, creando tessuti, amache, cinture con fili di corda annodate. Usavano poi questi manufatti come merce di scambio nei paesi in cui sbarcavano. Giunta in terra ferma tale abilità passò dalle mani maschili a quelle femminili che la raffinarono usando fili sempre più sottili e tinte preziose.

ME
28.07. 18:30

Storytelling

Leone Contini (artista)
Storie di grandi predatori nella periferia fiorentina

 

Firenze, primi anni 90, l’onda lunga degli smottamenti geopolitici si abbatte ormai depotenziata sui margini esterni della città intorpidita. Ma pare che esseri inquieti si aggirino tra stradoni orlati di tigli e viuzze di campagna, case popolari e villette. Uno di loro è stato avvistato dalle parti del Galluzzo.

GI
29.07. 16:00

Performance sonora

Dario Bartolini e Matteo Marangoni (artisti)
Creature Sonore in Giardino

 

Suono, design, tecnologia e ambiente sono i temi affrontati in questo intervento nel giardino di Villa Romana. Il giardino si popolerà di creature sonore create da tre artisti di generazioni, culture e formazioni differenti. Dario Bartolini presenterà una serie di automi sonori che riprendono alcuni suoi esperimenti della fine degli anni ’60 portati avanti nel contesto del gruppo Archizoom. Matteo Marangoni e Dieter Vandoren invece porteranno dall’Olanda il loro progetto Komorebi, uno sciame di creature sonore che creano musica in risposta alle ombre degli alberi mossi dal vento.

Dario Bartolini (Trieste, 1943) è membro dal 1967 al 1973 di Archizoom, gruppo di architettura radicale. Tra i progetti vi sono macchine e installazioni sonore reattive alla luce. Negli anni seguenti lavora a progetti di innovazione didattica e poi è consulente industriale nel settore tecnologico e dell’abbigliamento. Dal 1989 dipinge e realizza disegni in tre dimensioni in ferro e vetro. Dal 2010 crea lavori di grafica generativa. Dal 2020 ritorna a lavorare sugli automi sonori.

Matteo Marangoni (Firenze, 1982) e Dieter Vandoren (Belgio, 1981) collaborano dal 2013 nel contesto del collettivo iii – instrument inventors initiative (L’Aia, Olanda), gruppo incentrato sulla ricerca tra Arte, Scienza e Tecnologia. Dal 2014 al 2019 sviluppano assieme il progetto Lampyridae, uno sciame di creature elettroniche autonome che interagiscono tra di loro con il suono e la luce. Dal 2020 portano avanti il progetto Komorebi.

GI
29.07. 18:00

Laboratorio di macramè (vedi 28.7.)

Mariana Ferratto
Mi legherò a te. In un nodo o nell’altro

GI
29.07. 18:00

Workshop e storytelling

Banji Chona (artista) con Black History Month Florence / The Recovery Plan
Rappresentarsi – Fischi per Fiaschi: Esercizi di Spaesamento e Impagliatura

 

In questo workshop, Banji Chona esamina le tensioni in relazione alle nozioni di dislocazione e diaspora. Rappresentazione di sé contro identità imposte dall’esterno sono al centro di questo dialogo. La confluenza di molteplici forme e comprensioni di auto-rappresentazione sono elaborate in questo progetto che impegna le nozioni di accesso attraverso un dialogo sulle forme tecnologiche di connettività senza confini. Il lavoro di Impagliatura viene introdotto e ogni partecipante è impegnato in questo mentre elabora posizioni individuali di „rappresentarsi“ rispetto alle realtà pluralizzate della connettività contemporanea e dei tecnosistemi.

Banji Chona è un’artivista e artchivista zambese il cui lavoro si manifesta attraverso lo spettro artistico e culturale. Ha ottenuto un Bachelor of Social Science in Relazioni Internazionali e Politica presso l’Università di Manchester e attualmente sta acquisendo un Master of Arts in Arts & Culture Management presso la Rome Business School. Banji Chona è uno dei selezionati del progetto MQBMBQ („My Queer Blackness, My Black Queerness“) è un progetto digitale in corso che esplora le molteplici sfaccettature dell’identità queer nera. È una protesta, una celebrazione che inquadra l’oscurità come una polifonia, un genere o una melodia con una grande varietà di note e trame – denunciando sia il razzismo bianco queer che l’antagonismo nero queerphobia attraverso l’arte, il cinema e la letteratura attraverso la raccolta di fondi, articoli di riviste, proiezioni di film, ecc.

VE
30.07. 18:00

Conversazione

MotsaMai (artista, curatore)
I don’t want to be a real man – Una conversazione Aperta

 

I don’t want to be a real man – Una conversazione Aperta
Per la scuola Popolare promossa da Villa Romana propongo un laboratorio di ricerca collettiva ed autoanalisi per Maschi che hanno difficoltà ad abbandonare i porti sicuri del proprio privilegio. I don’t want to be a real man è un progetto di arte sociale che attraverso strumenti relazionali, performativi dei corpi maschili vuole investigare la sfera emotiva ed affettiva maschile. La rabbia spesso veicolo della violenza domestica durante la pandemia ed oltre, è un’emozione secondaria che spesso cela la difficoltà di esprimere e vivere coscientemente emozioni primarie come la tristezza. Un vero uomo non piange, un vero uomo è forte, queste è molte altre retoriche sono parti integranti dell’educazione maschile, un punto di partenza per la nostra conversazione alla casa del Popolo al Galluzzo. A partire dalle icone del maschio contemporaneo e dalla mia esperienza personale indagheremo prima individualmente, poi collettivamente, nuovi immaginari e rituali di tutti i giorni per Maschi che sentono di aver per troppo a lungo soppresso le proprie emozioni. Il progetto I don’t want to be a real man è stato immaginato e sviluppato a partire da una residenza d’artista al laboratorio per l’innovazione dell’Università di arti applicate di Vienna.

MotsaMai è un artista, curatore e ricercatore transdisciplinare con una formazione in arte, architettura, design, sociologia e filosofia formatosi fra Italia, Austria, Ungheria e viaggiando. Attualmente curatore di un progetto di Europa Creativa nei Balcani si avvicina alle questioni di genere nel quotidiano per poi cominciare a riscoprire la sfera della cura, della relazione come strumenti per stare nel presente e vivere meglio.
Il laboratorio è aperto a Maschi di ogni genere e tipo.
Potete contattare MotsaMai direttamente alla email linkklimt@gmail.com