Siamo alla fine di giugno 2020 da pochi giorni è iniziata a Villa Romana una rassegna di eventi, si chiama Scuola Popolare. Ci sono, ma non so bene se mi ha attratto il desiderio di riprendere le relazioni dopo il lockdown o trascorrere del tempo in uno spazio di grande libertà fisica e mentale.
Tu sai che qualsiasi cosa ti possa capitare in quella villa la annoveri sempre fra gli aspetti positivi della tua esistenza, complice la iperconservatrice città dove ha sede la villa? Forse! La mancanza di verde trattato in modo intelligente nella città di Firenze? Forse! Persone divertenti che la Villa attrae? Forse! Nel mio caso forse anche il ricordo di esperienze creative condivise? Certamente! Una di queste fu la Babel’s tower commestibile, realizzata con Gaetano Cunsolo.
Villa Romana ha sempre rappresentato per me il richiamo della foresta, foresta di canne, e prati verdi con frutti e tanti alberi.
Da sempre Villa Romana è stata per la nostra generazione uno spazio di cultura contemporanea, adesso con Angelika Stepken, le sue collaboratrici e collaboratori mi sembra sia diventato anche un luogo di ricerca e della qualità di vita, anche condotto con un certo rigore.
Un rigore che ho sentito anche in questo ultimo programma di Scuola Popolare, la presenza di tanti gruppi o soggetti singoli che narrano esperienze, condividono sperimentazioni, secondo percorsi spesso introspettivi.
Un godimento dei sensi e dell’anima, forse complice il distanziamento sociale, ognuno poteva guadagnarsi sedili, cuscini, pancali e durante l’ascolto assumere così posture molto personali. In quello spazio la pandemia non è stata soltanto motivo di dialogo e nuova narrazione ma piattaforma di condivisione perfetta, direi anche planimetrica, finalmente quel cerchio con le persone in un dialogo prossemico sempre rispettoso delle differenze culturali.
E dire che erano sempre presenti persone di culture differenti, e religioni differenti, e sensibilità differenti, e infanzie differenti, e con dolori differenti ma con tanto rispetto uno dell’altro.
Ogni tanto pensavo che tutta questa fresca delizia di scambi mattutini e serali ce l’avesse mandata il covid 19, il rallentamento di tanta frenesia, la ricostruzione individuale di una relazione con i sensi oramai perduta e tante altre pratiche più o meno naturalistiche amorevolmente raccontate.
Questi bei temi non sono mai stati trattati da esperti o da specialisti, si sa che anche la politica offre esperti, ma dagli artisti, giovani donne e uomini ma artisti, una bella decisione che non smentisce la storia identitaria e centenaria di Villa Romana, verrebbe così riconfermato che l’arte contemporanea è una categoria della cultura contemporanea.
Si sa gli artisti lavorano su temi costruiti dalle loro irrefrenabili passioni, e tutti gli artisti relatori coordinatori o conduttori hanno agito nella Scuola Popolare senza freni, i temi sono la loro vita e sofferenza vissuta e loro sono stati nudi, mi sono sembrati tutti belli e onesti, escluso uno, vestito, imbottito e abbottonato, in qualsiasi posto c’è sempre qualcuno che ha sbagliato indirizzo, non dirò chi è stato.
Tutti hanno portato con amore e generosità i grandi interrogativi come solo l’arte sa fare.
Edoardo Malagigi